Si legge, quasi all'inizio dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore, di un signore venuto a curiosare, dalla fisionomia «gracile, pallida, con radi capelli biondi; occhi cilestri, arguti; barbetta a punta, gialliccia, sotto la quale si nascondeva un sorrisetto che voleva parere timido e cortese, ma risultava malizioso». Questo signore, che parla con l'operatore Serafino, considerando la sua funzione assolutamente inutile o comunque superflua, si può considerare l'alter ego dello stesso Serafino, cioè (come rivela anche la descrizione fisica) lo stesso Pirandello, «venuto a curiosare» - come d'altronde tante volte egli aveva davvero fatto - in uno studio cinematografico, poiché, in effetti, egli di cinema si interessò in tutta la sua esistenza. Questa considerazione, probabilmente, vale da sola a giustificare un nuovo libro su Pirandello e il cinema. In verità, l'argomento non sembrerebbe tra i più nuovi e originali. Ma forse solo apparentemente.A ben guardare, a parte contributi - anche importanti - che però esaminano solo aspetti specifici del rapporto Pirandello-cinema, tra articoli e saggi pubblicati in riviste, in atti di convegno e in volumi di vari autori, l'ultimo libro complessivo sull'argomento è Pirandello e il cinema, risalente al 1978, che raccoglie gli Atti del Convegno di Agrigento del dicembre 1977. (...) [Mario Patanè]
L'opera si articola in due volumi dall'impaginato sotto indicato.