Per un decennio, dal 1908 al volgere della Grande Guerra, due personalità del cinema lottarono per imporre un modello di industria e, al tempo stesso, uno statuto d'arte per il film. Entrambe videro l'avventura dell'immagine in movimento come un ripiego: Thomas Harper Ince si sentiva attore, Giovanni Pastrone aveva da poco conseguito il diploma di ragioneria, si era sposato e stava per intraprendere, a Torino, una dignitosa carriera di funzionario. Suo padre, un commerciante di Asti, non avrebbe certamente gradito di sapere in mezzo a un'accolita di bizzarri pionieri, noti più per la loro presunta condotta dissoluta che per le "vedute" da essi presentate nelle sale del Piemonte.Eppure, dietro a loro, un'intera città giocava le sue carte di capitale europea del cinema. L'esperimento sarebbe riuscito fino allo scoppio del conflitto mondiale, quando le compagnie straniere mostrarono di saper aggiornare con più disinvoltura il loro repertorio tematico e organizzare un set di posa con la logica dell'imprenditore. Pastrone fu uno dei pochi a intuire l'importanza di questi fattori, il solo in Italia a risolverli unendo il rigore e la spregiudicatezza dell'amministratore alla sensibilità del conoscitore delle leggi di mercato. Nel giro di ventiquattro mesi la sua casa di produzione, l'Itala Film, si trasformò da ditta a respiro regionale a organizzazione strutturata in uffici, filiali e consorelle sparse in tutto il mondo. Nel 1912 esisteva già una "Itala Film Corporation of America", la cui fondazione seguiva di pochi mesi l'annuncio dell'apertura di uffici a Mosca e Bucarest; gli ordini evasi dalla sede torinese di Ponte Trombetta (è la zona precollinare nei pressi della Gran Madre di Dio) erano diretti alla Scandinavia come al Sud-Est asiatico, a Tangeri come in Argentina.Partita con un piccolo capitale, sulle ceneri di una società fondata da Carlo Rossi, l'Itala era diventata la terza casa italiana per fatturato. Merito della buona qualità dei negativi e della competenza dei tecnici, ma anche di titoli che fruttavano decine di migliaia di lire e costavano un'inezia rispetto alle produzioni delle società concorrenti. (...) [Paolo Cherchi Usai]
Sezione dedicata a una bibliografia specialistica e selezionata che analizza il cinema muto italiano, ampliando la sua portata oltre i confini nazionali.
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Cinema muto
Thematic library
Description
Libro
Details
Giovanni Pastrone
Gli anni d'oro del cinema a Torino
Paolo Cherchi Usai
Nota dell'UTET
Strenna UTET 1986
UTET (Unione Tipografico-Editrice Torinese)
Torino
1986
N. d.
146
Cartonata rigida con sovraccoperta
17,7 x 1,7 x 24,2 cm
550 gr
ASIN: B003MA3VLK / EAN: 2560888028452
Cat. BCS-CM-026
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