Il consumo italiano di un mito
A Guido Aristarco
Per sessant'anni, dai Venti agli Ottanta, il cinema sovietico è stato guardato specialmente con una lente politica che metteva in causa il nostro futuro. La repentina dissoluzione dell'URSS ha ora mutato il segno di un imponente patrimonio di film, divenuti d'un tratto parte di un passato da esaminare con occhio storico.La Cineteca del Comune di Bologna, negli anni scorsi, ha acquisito l'archivio cinematografico dell'Associazione Italia-URSS, circa millecinquecento film tra fiction e documentari, distribuiti e non in Italia. Si dice "distribuiti e non" perché i film sovietici ebbero, tra le altre cose, la particolarità di produrre cruente battaglie nella critica, pur essendo la gran parte di essi semisconosciuti al nostro mercato, apparendo solo alcuni capolavori (si fa il caso dell'Incrociatore Potëmkin), ma sempre gli stessi, negli esclusivi circuiti dei vari cineclub più o meno politicizzati. Il mercato, cioè il normale pubblico dunque, fatta salva qualche eccezione, non fu messo in grado di giudicare una quantità di opere che una critica, pure essa informata per la gran parte in maniera insufficiente, eleggeva talvolta a ruolo di pomi della discordia, impugnandoli specialmente come prodotti di un progetto politico-culturale molto preciso, cioè come modelli da esaltare fino alle lacrime per un verso, oppure da esecrare sistematicamente come opere del demonio. Oggi il cielo pare rasserenato, anche troppo. Gli studi si vanno facendo più "oggettivi", come si dice. Ci condurranno a parziali o clamorose scoperte? Per un'informazione generale sull'argomento, data in anni più recenti, varrà la pena intanto di tenere sott'occhio il volume Le cinéma russe et soviétique (1890-1950), allestito sotto la direzione di Jean-Loup Passek, edito nel 1981 da l'Équerre, Centre Georges Pompidou, assai ricco di saggi, schede e tavole sinottiche. Ancora restando in Francia, una seconda idea viene suggerita dal catalogo di una recentissima rassegna, Confrontation 32, organizzata a Perpignan dall'Istituto Jean Vigo nell'aprile di quest'anno (...) [Renzo Renzi]