Il passaggio obbligato al digitale è ormai vicino. Dal 1° gennaio 2014 - questa la data indicata da produttori e distributori - la pellicola 35mm scomparirà dalle sale cinematografiche. Nel frattempo, gloriose aziende che hanno prodotto e commercializzato il supporto di celluloide sul quale il cinema ha costruito la sua identità estetica e i suoi standard tecnici e narrativi hanno dismesso strutture, liquidato stabilimenti, disperso competenze. Il cinema digitale è solo l'ultima delle rivoluzioni tecniche che hanno trasformato apparati, regole della messa in scena, modelli percettivi. Il sistema cinema metabolizza, da sempre, le sue metamorfosi, introietta le sue rinnovate potenzialità e modifica, alla luce di questi mutamenti, tutta la filiera industriale. Possiamo considerare il 2012 come lo spartiacque, il confine, il punto di snodo della transizione, già in atto, dall'analogico al digitale. Una transizione che sollecita la Cineteca Nazionale e tutti gli altri archivi a interrogarsi non tanto sull'obiettivo principale della loro esistenza (conservare e preservare i film del passato e di un presente che diventa storia in poche e corte stagioni), quanto sulla necessità di attrezzarsi, con mezzi e spazi adeguati, per accogliere i nuovi supporti, sui quali saranno incise e fissate le immagini dei film realizzati ora e nei prossimi anni, e sulla conversione in digitale del ricco patrimonio custodito nei tradizionali cellar.Senza - è ovvio - distruggere o mandare al macero le migliaia di rulli custoditi con ogni cura possibile. Verrà un giorno, forse non lontanissimo, in cui non esisteranno più macchinari per proiettare questi film, ma le luci e le ombre trascritte nei fotogrammi devono essere salvaguardate e lasciate in eredità. Nessuno è in grado di dire se il digitale avrà la stessa longevità accertata della pellicola e questa è una scommessa con il tempo che desta la preoccupazione più di un archivio che di un'industria.Abbiamo deciso di dedicare questo secondo quaderno della Cineteca Nazionale, curato da Francesca Persici e al quale ha collaborato attivamente l'intero staff dell'Archivio Filmico, al passato remoto del nostro cinema. Se il 2012 è un anno di svolta, cento anni fa il 1912 è stato un anno di fervore creativo, economico, produttivo e artistico unico nella storia del cinema italiano. Un apice mai più uguagliato. Di quelle centinaia di film, come della maggior parte del cinema muto, restano, in tutto il mondo, pochi esemplari. Un patrimonio immenso è andato perduto. In quell'epoca il cinema aveva già abbandonato la fase dell'infanzia e cominciava ad essere adulto, consapevole, moderno anche se silenzioso (solo sullo schermo). Nel 2012 si è chiusa anche la prima fase di un importante progetto della Cineteca Nazionale di salvaguardia, ricognizione e sistemazione della collezione di nitrati: il presente quaderno documenta i risultati di questo progetto e gli impegni di lavoro per garantire al cinema del 1912 e dintorni di sopravvivere ed esistere per gli spettatori del 2112. [Enrico Magrelli]
Sezione dedicata a una bibliografia specialistica e selezionata che analizza il cinema muto italiano, ampliando la sua portata oltre i confini nazionali.
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Cinema muto
Thematic library
Description
Libro
Details
C'era una volta il 1912
La memoria del cinema nell'archivio della Cineteca Nazionale
Francesca Persici (a cura di)
Enrico Magrelli
Quaderni della Cineteca Nazionale (Collana diretta da Enrico Magrelli)
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma
Roma
2012
978-8895219257
128
Brossura
15 x 0,6 x 21 cm
215 gr
ISBN-10: 8895219252
Cat. BCS-CM-040
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