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Carmine Bonavia (James Belushi) è un politico newyorkese di origini palermitane che corre per le imminenti elezioni alla carica di sindaco. Durante un’intervista, Carmine ha uno scambio di opinioni con Gianna (Carolina Rosi, figlia del regista), giornalista originaria proprio di Palermo, riguardante il problema dello spaccio e del consumo di stupefacenti.

    L’uomo ha già inserito nel proprio programma elettorale la costruzione di nuove comunità di recupero per tossicodipendenti, ma la conversazione con la giornalista gli da un’idea alquanto clamorosa e al tempo stesso azzardata: se verrà eletto si impegnerà affinché la droga venga legalizzata, regolando così un settore che taglierebbe fuori la criminalità organizzata dal suo business più redditizio, il narcotraffico. L’idea sembra funzionare e i sondaggi di opinione lo danno adesso come il candidato favorito.

    Nel frattempo Carmine convola a nozze con la fidanzata Carrie (Mimi Rogers) e - benché ammonito dal padre, che conosce bene certi ambienti - decide, pubblicizzandolo, di fare la luna di miele proprio a Palermo, al fine di aumentare la sua popolarità e andare al contempo alla ricerca delle proprie origini.

    I due sposini, giunti a destinazione e preso alloggio presso il celebre Grand Hotel et des Palmes, iniziano la visita della città, tra folklore, arte, cultura ma vengono anche colpiti dalla tanta fatiscenza delle aree più degradate. Quello che Carmine ancora non sa è che la mafia gli ha puntato gli occhi addosso, sin dal giorno delle sue impopolari dichiarazioni, e lo ha seguito fino a Palermo per tentare in ogni modo di comprometterlo.

    Viene dapprima provocato da un giovane venditore di gelsomini (Marco Leonardi) che gli “importuna” la moglie con insistenti omaggi floreali, contestualmente una bella sconosciuta cerca di adescarlo, ma senza successo. Finché un giorno, mentre si trova da solo al mercato della Vucciria, Carmine incontra nuovamente il misterioso venditore di fiori e ingaggia con lui una lite furibonda nella quale però questi rimane inspiegabilmente ferito a morte da un coltello. Il protagonista comprende subito la gravità della cosa e, a quel punto, realizza di essere finito in un complotto ordito ad hoc per incastrarlo, rischiando materialmente un processo per omicidio.

    In hotel Carmine ha modo di confrontarsi con un anziano nobile decaduto (Vittorio Gassman) che vive lì nascosto da tanti anni dopo aver pestato i piedi alla criminalità locale. L'uomo gli da quindi una soffiata, suggerendogli di cercare un accordo per potersi scagionare. Carmine raggiunge un antico casale fuori città e qui ha un faccia a faccia con l’uomo che da New York a Palermo lo ha tenuto per tutto il tempo sotto sorveglianza: è un boss mafioso (interpretato dalll’attore britannico Joss Ackland) che ha in mano delle foto scattate durante la rissa e che proverebbero la sua innocenza, ma è disposto a concedergliele soltanto in cambio della promessa di rinunciare alla sua linea anti-proibizionista sugli stupefacenti. Carmine acconsente e fa ritorno negli Stati Uniti, finalmente prosciolto da ogni accusa. Al momento però di dichiarare pubblicamente il suo cambio di programma Carmine fa un passo indietro, tradendo il patto sancito con Cosa nostra che non gli perdona l’affronto: verrà assassinato da un killer che da lontano gli spara dei colpi mentre sta per ripartire in auto.

    Dimenticare Palermo, prima di divenire il quarto film sulla mafia di Francesco Rosi, è un romanzo di Edmonde Charles-Roux, Oublier Palerme del 1966, ispirato ad un fatto di cronaca vera del quale la scrittrice francese venne a conoscenza durante un soggiorno in Sicilia. Un testo letterario che ha stuzzicato il genio del regista napoletano, qui coadiuvato alla sceneggiatura da Tonino Guerra e da Gore Vidal, per dare vita ad un thriller ben ritmato e al tempo stesso scandito dalla riflessione, amara e consapevole, che la volontà di un singolo nulla può contro un potere ben organizzato, pervasivo e onnipresente.

    Una delle battute finali del film, durante il confronto tra il boss mafioso ed il protagonista, sentenzia che è impossibile dimenticare Palermo, intendendo con ciò le proprie origini, il proprio modo di sentire la vita e affrontarla: "è la nostra tragedia". Una metafora che suona molto più come una condanna del cui peso "noi" siciliani non riusciamo a disfarci, ma è ugualmente un modo affascinante, sebbene pessimistico, di chiudere un film qual è Dimenticare Palermo, che non ha nulla di consolatorio nel suo epilogo.

    Ottime le prestazioni di tutto il cast artistico, compreso un James Belushi forse poco probabile nel ruolo di protagonista ma comunque capace di calarsi nella parte, mentre interessante è l’apparizione dei grandi Philippe Noiret e Vittorio Gassman.

Le bellissime musiche sono del maestro Ennio Morricone.

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