Napoli, 1940. Avevo già quattordici anni e ero un assiduo frequentatore dei cinema a doppio spettacolo, dove si riciclavano volentieri i film dei primi anni Trenta e talvolta anche qualcosa di più antico. Lessi su «Il Mattino» che il Cine-Guf aveva organizzato una proiezione serale al «Cinema delle Palme» di un film muto, definito "capolavoro della cinematografia germanica": "Il gabinetto del dottor Caligari". Proprio così, con la "s" finale, probabilmente per inconscio riferimento al cognome di un celebre calciatore. Fu quello il primo film muto che vidi bene: non contano infatti certi western che ancora circolavano nelle sale parrocchiali fino a qualche anno prima e che avevo visto tra urla e schiamazzi, mentre un salesiano distribuiva nel buio scappellotti a destra e a manca, tentando invano di zittire la marmaglia che eravamo."Caligari (s)" lo vidi bene perché la copia, con didascalie in italiano, venne proiettata in questo grande cinema inaugurato da poco, seduto comodamente in poltrona, con una presentazione molto appropriata di Achille Vesce, che era il critico de «Il Mattino», e accompagnata durante la proiezione da un pianista con la capigliatura leonina, il quale proveniva, con tutta evidenza, da una lunga consuetudine con questo scomparso mestiere.Ne uscii frastornato ed esaltato: come tutti sanno, il film finisce originariamente con la visione di un manicomio, tra i cui giardini si aggirano i protagonisti della vicenda, quasi a dire che tutto quello che è apparso sullo schermo è solo un incubo, non è niente vero. La copia italiana, chissà perché, era priva di questo finale da sberleffo e pertanto si aveva l'impressione — almeno la avevo io — che tutta la storia avesse, pur nella sua delirante irrealità, un senso di reale.Quelle inquadrature sghembe, quei giochi di luce e di ombra, quelle scenografie dipinte, il sardonico Caligari in palandrana e spropositato cilindro, lo spettrale Cesare, l'evanescente Jane, mi avevano trasportato in un mondo di sogno; mi avevano fatto conoscere un altro cinema. (...) [Vittorio Martinelli]
Sezione bibliografica dedicata al cinema espressionista tedesco, o al nesso correlato.
Cinema espressionista
Thematic library
Description
Libro
Details
Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene 1919
Sceneggiatura originale definitiva dalla comparazione delle copie del film presso le cineteche di Urbino, Roma, Parigi, Vienna, Wiesbaden
Fiorangelo Pucci (a cura di)
Vittorio Martinelli
Edizioni del Fano Video Festival '95 per i 100 anni del cinema
Federazione Italiana dei Cineclub - FEDIC
Fano (Pesaro e Urbino)
1995
N. d.
72
Brossura
16,8 x 0,8 x 23,9 cm
155 gr
Cat. BCS-ET-025
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