(...) Neanche stavolta, più che mai, ci sono le condizioni (storiche e materiali) per attingere ai toni epici, per fare dell'unificazione il nostro destino, per realizzare il film definitivo e fondamentale sul Risorgimento italiano. Anzi, un lungometraggio di fiction avrebbe rischiato di sfigurare rispetto a capolavori come Il Gattopardo, Il Brigante di Tacca del lupo, e Allonsanfàn. Non a caso, i registi più avveduti hanno scelto formule diverse, dal documentario al corto, e lo stesso Noi credevamo, realizzato anche per la TV, riflette i tempi dei grandi sceneggiati televisivi della Rai, con una certa dimensione teatrale. A sua volta, il migliore teatro civile italiano - che oggi, sul terreno della scrittura e della sperimentazione, appare più avanti rispetto al cinema - si è alimentato proficuamente delle suggestioni cinematografiche per rappresentare la complessità della storia d'Italia. Nel coraggioso Pro Patria di Ascanio Celestini, prodotto dal Teatro Stabile dell'Umbria, si colgono gli echi del film di Martone e dei capolavori dei Taviani. Mentre la memorabile esperienza nel cast di In nome del popolo sovrano di Magni ha fornito a Massimo Wertmuller quella motivazione speciale che ha espresso nel ruolo di Ciceruacchio in Dal Risorgimento, che ha esordito con successo nell'estate appena conclusa. Il sogno dei Mille, portato in scena da Maurizio Scaparro con un maturo Pambieri nei panni di Alexandre Dumas, è addirittura diventato un interessante film. (...) [Paolo Speranza]