Grande schermo e video: un matrimonio possibile
In clima di celebrazione dei cento anni del cinema, il rischio più facile che si corre, a voler fare un consuntivo, è quello di sciorinare le consuete, trite geremiadi sulla televisione che ha annullato il fascino della settima arte, determinandone una crisi le cui cause sono molteplici e complesse.È fin troppo semplice prendere partito in favore del cinema e rimpiangere nostalgicamente gli anni in cui la nostra immaginazione era popolata dalle figure impalpabili dei divi che si ammiravano sul grande schermo. Sono cambiati, in un arco di tempo relativamente breve, modi e forme della visione; lo spettacolo televisivo ha assimilato caratteristiche e tipologie linguistiche, elaborandone altre a cui il cinema non è rimasto insensibile o chiuso in un altero e aristocratico distacco.Col risultato che la televisione non è solo la baby-sitter elettronica di questo secolo, ma un medium che rappresenta innegabilmente un fattore di continuità produttiva e di educazione, grazie alla quantità di pellicole che è possibile recuperare quotidianamente attraverso l'odiato-amato elettrodomestico. L'amore per il cinema non è diminuito; si è semplicemente pervertito e di "cinefagia" si può parlare ancora se è vero che i film occupano gran parte dei palinsesti televisivi, attraverso cicli e proposte talvolta inedite (anche se "fuori orario") e il mercato, in continua espansione, dell'home video. Non esiste conflitto, a nostro avviso, ma una differente fruizione del prodotto filmico e, fatta salva l'autonomia linguistica dei due mezzi, un ruolo preminente della televisione come strumento di crescita e di sperimentazione espressiva. Per il resto, se c'è stato e continuerà a esserci una televisione scadente, occorre riconoscere che le infelici stagioni attraverso cui il cinema è trascorso sono state dovute a centinaia di trash movies che hanno disaffezionato il pubblico più esigente all'evento cinematografico, al rito della sala. (...) [Introduzione]